Il terzo giorno, domenica, la vogliamo dedicare allo shopping in primis e alla visita di Novi Beograd poi.
Partiamo quindi dal pittoresco mercato di Kalenic Pijaca, sempre affollato, proprio alle spalle del nostre hotel, sulla discesa che conduce alla Sava.
Dobbiamo ammettere che anche questo mercato è molto “vero” e autentico, peccato il contesto intorno non si confaccia; tanti palazzi abbrooottiti e in sfacelo, dove a dominare è una street art di protesta verso Europa e NATO e inneggiante alla patria serba.
Rientrando verso la città alta alla ricerca di qualche chicca da riportare con noi in Italia passiamo però in breve tempo da tanto sfacelo a strade su cui si affacciano Palazzi e negozi ristrutturati, che nulla hanno da invidiare ai boulevards di Parigi o Vienna, con bellissimi negozi di oggettistica per la casa e souvenir dove Nikola Tesla domina la scena delle icone evergreen, e locali davvero interessanti per un caffè o un brunch domenicale, come Manifattura Belgrade o il Makadam.
La cosa bella e al contempo brootta di Belgrado è che di globalizzato c’è davvero poco: non ci sono catene internazionali (fatta qualche eccezione ovviamente, come la nostra Max Mara, sempre presente) e pertanto tutto o quasi viene prodotto o realizzato home made o importato dalle aree dell’ex Unione Sovietica il che esercita, ai nostri occhi occidentali, un fascino irresistibile, anche se non metteremmo la mano sul fuoco sulla qualità dei prodotti che siamo prossimi ad acquistare.
Dopo aver soddisfatto i nostri istinti di shopping compulsivo, passiamo al vero core del nostro weekend belgradese: l’attraversamento della Sava per buttarci nell’esplorazione di Novi Beograd (la “Belgrado Nuova”), un tempo zona acquitrinosa su cui i nazisti costruirono il lager di Belgrado, e – dal 1947 – quartiere utopistico dove i criteri dell’estetica architettonica e dell’urbanistica sovietica vedono una delle loro massime espressioni.
Razionalismo, grigio e prospettive monumentali dominano questa parte della città, un unicum rispetto a quanto visto sino a ora: è qui che si trova tutta la vera eredità culturale dell’epoca socialista, anche se molti dei simboli del socialismo reale sono stati trasformati in icone del consumismo come centri commerciali o uffici di multinazionali americane.
Il soft power occidentale infatti qui allunga i suoi tentacoli mandando avanti non i carri armati ma gli archi dorati di McDonald’s, gli skate park, le sinuose e irresistibili bollicine della Coca Cola e un piccolo ma affascinante Museo d’Arte Contemporanea di recente edificazione.
La visita a Novi Beograd è comunque un must pre-partenza che non si può non fare per vedere e toccare con mano l’edilizia razionalista che vede il suo apice nell’enorme e impressionante Palazzo della Federazione, dove oggi hanno sede alcuni ministeri, e il mastodontico Hotel Jugoslavia, che all’epoca dell’inaugurazione rappresentava l’ideale titino di lusso e che oggi resiste all’assedio del consumismo degli anni ‘20 del nuovo millennio con le sue 3 stelle e la sua facciata simbolo di #cittàbrootta2022.